Cari navigatori, vi propongo un mio discorso riadattato in chiave territoriale più estesa (sviluppo turistico della Sardegna) letto in occasione di un bellissimo convegno organizzato dall'Associazione Salute e Ambiente "ARIA NOA).
Il ruolo dell'associazionismo nello sviluppo della nostra terra. Un associazionismo inteso in tutte le sue forme.
|
Manifesto Convegno- Grafica e stampa CineFotoArtistica Mullano (Sarroch) |
Incipit....
Spesso non
ci accorgiamo dell’importanza delle Associazioni, le quali promuovono tante attività
gratuite nei territori in cui operano. Essere un’associazione significa
soprattutto offrire un servizio alla collettività.
Prima di addentrarmi nel discorso vi propongo una
definizione sociologica di Società civile e Associazionismo.
Tutte le organizzazioni che lavorano assiduamente in
favore di un cambiamento politico e sociale possono essere considerate parti
influenti della società civile. Il ruolo specifico di questi organismi, nelle
democrazie moderne, è connesso con il diritto fondamentale dei cittadini di
formare associazioni per perseguire finalità comuni, dimostrandosi le
principali strutture della società al di fuori degli organi governativi e della
pubblica amministrazione. Dunque, con il termine di società civile, si designa
l’insieme di organizzazioni e associazioni che non fanno parte del mondo
governativo, ma rappresentano il mondo del lavoro, i gruppi che condividono un
medesimo interesse o determinati settori della società. Le persone si
organizzano per vari scopi, per cui possono costituire organizzazioni
ambientali o per la difesa dei diritti dell’uomo, come possono essere società
civile i club e altre forme di associazionismo con fini di svago.
Questa è
una delle tante definizioni che la Sociologia ci da sulla Società civile e su
come essa si organizzano al suo interno.
Perché quindi collaborare?
Questa domanda
sembra avere una facile risposta e qui ora potrei elencarne davvero tantissime:
per il piacere di condividere una propria passione con altri individui, per
trascorrere il proprio tempo libero, per condividere un ideale, condurre una
battaglia sociale, politica, o più semplicemente per ritrovarsi in una serata
d’estate a far un torneo di calcetto per la festa del Patrono.
Vi sono persone che
scelgono di collaborare, fondando un’impresa collettiva, una cooperativa,
un’associazione. Vi sono altre persone che si ritrovano casualmente nello
stesso luogo e nello stesso momento per protesta, per speranza, per lottare: è
il caso di un corteo di lavoratori che chiede a gran voce il rispetto dei propri
diritti o la curva nord degli Sconvolts la domenica al Sant’Elia.
Gli esempi sono
innumerevoli e il fenomeno associativo è parte della natura umana, anche ora
che l’individuo è sempre più autonomo, ma al tempo stesso sempre più dipendente
dalla società.
In Sardegna si
contano un gran numero di Associazioni e il fenomeno non sembra in calo.
Nonostante ciò manca un elemento fondamentale: la coesione. La coesione non
all’interno di una singola associazione ma tra associazioni. Non esiste un
sistema di cooperazione e i micro-mondi associativi perseguono la propria
finalità quasi come individui privati.
Allora mi pongo un’altra domanda: perché
collaborare se spesso non si riesce o non si vuole collaborare appieno?
La visione
cooperativa è abbastanza distorta. All’interno di un’associazione si crea, si
lavora, si spende del tempo per il raggiungimento dei fini prefissati. Ma anche
l’associazione non può fare tutto da sola, e questo perché l’ associazione fornisce servizi ma è anche
al servizio della collettività e senza la collettività non avrebbero successo
le sue iniziative.
Vi è però una
speranza comune: Crescere!
E la Sardegna
desidera crescere? SI! Lo desidera eccome. Vuole crescere nello sport, nei vari
settori produttivi, dall’agricoltura alle piccole-medie imprese, al settore del turismo e dei
servizi.
Io credo fortemente
che in particolare sia il settore turistico il futuro di questa nostra isola!
In tanti non ne sono convinti e storcono la bocca: denunciano il caro prezzi
delle strutture ricettive, l'assenza di un
punto di informazione turistica in molti paesi, uffici del turismo con poco
slancio, numerosi siti storici non accessibili, non valorizzati e nemmeno riportati alla luce, servizi insufficienti.
Indubbiamente questi
sembrano a prima vista punti critici, ma ad uno sguardo più attento, non lo
sono per nulla! Possono essere considerati come indicatori della situazione
turistica attuale della Sardegna.
Molti invece
affermano che siamo già un’isola pienamente turistica. Ma a questo punto storco
io la bocca: vivere di turismo tre mesi l’anno non è economicamente
sostenibile.
L'analisi turistica non è catastrofica ma come si canticchia in una famosa canzone: si può dare di più, perchè é dentro di noi!
In che fase di
crescita turistica si trova la nostra isola?
Scendiamo più nei
dettagli tecnici.
Secondo il modello evolutivo di una destinazione turistica vengono individuati
sette momenti o fasi:
Fase
esplorativa: il movimento
turistico nasce da un numero modesto di turisti, una sorta di “pionieri”, che
scoprono la località. A questo livello manca qualsiasi forma di organizzazione
dell’offerta, eccezion fatta per qualche spontanea iniziativa che offre i servizi
di base per i visitatori. L’impatto del turismo è, in questa fase, praticamente
irrilevante.
Fase del
coinvolgimento: la popolazione
locale intravede le potenzialità economiche dell’attività turistica e predispone
le prime forme di organizzazione dell’offerta: promuove la località tentando di
incrementare i flussi. Durante questa fase si delinea una prima area di mercato
ed un principio di stagionalità.
Fase dello
sviluppo: questa è una fase
cruciale che segna il futuro turistico di una località.
Il settore pubblico
interviene incisivamente creando le infrastrutture basilari per l’accessibilità
del luogo; nel frattempo aumentano le attività promozionali che ricercano
un’eco a scala sempre più ampia. Il numero dei visitatori in alta stagione raggiunge alti livelli tanto da superare il
numero dei residenti. Anche dal punto di vista occupazionale si registrano importanti
cambiamenti: non essendo più sufficiente la forza lavoro locale, si rilevano movimenti
migratori e pendolari da tutta la regione circostante. A questo livello l’impatto
sul territorio inizia a farsi sempre più pesante.
Fase del
consolidamento: si ha ancora una crescita della presenza, ma a un
tasso decrescente.
La Località rimane
comunque una delle destinazioni principali dei flussi turistici. E’ una
localizzazione privilegiata delle grandi catene alberghiere e si identifica
come un’area consolidata di business turistico.
Fase della
stagnazione: è raggiunta con il
massimo delle presenze turistiche e da questo momento in poi la destinazione
diviene non più appetibile turisticamente.
Fase del declino: la destinazione
perde competitività rispetto a nuove aree, il livello di offerta turistica si
abbassa drasticamente, gli arrivi diminuiscono sensibilmente. Si assiste ad una
mutazione morfologica con riconversioni immobiliari di molte strutture precedentemente
destinate alla ricettività turistica, fino all’uscita definitiva della destinazione
dal mercato turistico. A questo punto molto probabilmente le amministrazioni
locali cercheranno di rinverdire l’immagine della località con una serie di
incentivi che danno vita ad una nuova fase.
Fase del
ringiovanimento: si tenterà in questa
fase di recuperare l’aspetto turistico della località affiancando alle
tradizionali, nuove attrattive complementari di natura artificiale: parchi
giochi, campi da golf; oppure si potrà tentare di valorizzare risorse fino a
quel momento trascurate.
Personalmente credo
che noi ci troviamo nella fase dello sviluppo.
Dobbiamo sfruttare le tante occasioni
imprenditoriali che vengono offerte grazie ai progetti regionali d’impresa.
Facciamo fluire la nostra inventiva e lasciamo che le tante professionalità formate nell'isola occupino un posto attivo, e non solo nelle sale dei ristoranti! Dove il lavoro scarseggia occorre crearselo da se. Dove la storia e la cultura
abbondano può fiorire una nuova e prospera realtà.
Sarebbe produttivo che le Associazioni di
qualsiasi paese, collaborassero tra loro, dialogassero, si ascoltassero.
Non ha davvero alcun senso lavorare da
solisti, perché il territorio cresce se si agisce come un sistema integrato.
Quanti di voi hanno una macchina? Credo più o
meno tutti. E ci tenete che la vostra macchina funzioni giusto? E se un giorno
il motore litigasse con lo sterzo? E se i freni decidessero di gareggiare con
l’acceleratore? E se i pneumatici andassero ognuno in direzioni opposte? Direi
che la vostra macchina resterebbe ferma, parcheggiata nel garage, e pur essendo
fondamentale per la vostra vita quotidiana non la potreste nemmeno accendere.
E quanto credete nelle potenzialità della vostra isola? Se voi andate in direzioni opposte lei non cresce. Se provate a gareggiare tra voi vi ritroverete
a raccogliere le briciole.
Morale della favola? Incontratevi, non
gareggiate, andate avanti, per la Sardegna e per dare a voi stessi
un’alternativa economica concreta per il
presente!
Un saluto a tutti e buon bloggerViaggio